Strage del Liceo Colombine, Colorado 1999. Sono stati recentemente resi noti i diari dei due ragazzi protagonisti di questa tragica vicenda. (www.corriere.it)
Da questi diari si vorrebbe dimostrare che la strage poteva essere prevista ed evitata. Eppure c'è qualcosa di più insidioso che emerge da questo fatto di cronaca e che traspare in fatti di cronaca simili.
Eric Harris e Dylan Klebold, i due adolescenti del liceo Colombine, sono esempi del fallimento dei programmi psicologici di "gestione della collera" e di "educazione alla morte", che entrambi avevano frequentato, su ordine del tribunale, dopo essere stati accusati del reato minore del furto di un'auto. A scuola durante il corso di "educazione alla morte" gli studenti dovevano immaginare la propria morte. In seguito Harris, che prendeva anche un antidepressivo che induce a violenza e suicidio, fece un sogno che lui e Klebold entravano in un centro commerciale sparando all'impazzata. Harris raccontò di questo sogno in uno scritto e lo consegnò all'insegnante. A breve distanza di tempo lui e Klebold lo misero in atto. Infatti il 20 aprile 1999 entrarono a scuola sparando all'impazzata, uccidendo 12 studenti e un insegnante e ferendo altre 23 persone, prima di uccidersi.
Il programma di "educazione alla morte", usato sin dagli anni '70, richiede che i giovani discutano del suicidio e scrivano i loro testamenti ed epitaffi.
A seguito della diffusione dei programmi psichiatrici per bambini a base di farmaci e di programmi didattici di stampo psicologico, le statistiche dei suicidi nei giovani, dove tali programmi sono stati attuati, sono incrementate.
Alcuni esempi ne sono i seguenti fatti: su 12 sparatorie avvenute in alcune scuole americane, ben 7 sono state commesse da adolescenti che avevano assunto farmaci psicotropi, regolarmente prescritti, noti per causare comportamenti violenti; nel febbraio 2004 il quindicenne greco Andreas, in cura con farmaci psicotropi, sparò al padre adottivo uccidendolo; il 17 maggio 2004 il diciannovenne Ryan Frulough, del Maryland, commise l'omicidio di un compagno di scuola nel periodo in cui assumeva un antidepressivo regolarmente prescritto.
L'analista ricercatrice Diane Alden ha dichiarato: "Abbiamo avuto anni di consulenze, di terapie, di farmaci, di sistemi indisponenti e non accademici, e ciò che ne abbiamo ricavato sono bambini stupidi che si sentono bene ad essere stupidi e violenti". Nel 2004 l'avvocato Jhon L. Whitehead, fondatore del Rutherford Institute e scrittore, ha lanciato questo monito: "La triste realtà è che scuole pubbliche e i genitori sono stati ingannati dalle industrie psichiatriche e farmaceutiche."
In Italia da alcuni anni ormai si stanno organizzando corsi di indottrinamento per insegnanti e genitori su come classificare i comportamenti dei bambini, alla ricerca di ipotetici "segnali" di disturbo mentale, per poi far loro intraprendere percorsi psicologici o indirizzarli verso trattamenti psichiatrici.
Questionari psicologici ( vedi [1] e [2] )sono effettuati in diverse scuole italiane a scopo epidemiologico per individuare stati d'ansia, depressione, fobie fra i bambini in tenera età e preadolescenti. (www.adhdtesting.org).
Ogni genitore il cui figlio sia stato sottoposto a test psichiatrici o diagnosi, all'interno della scuola, senza il suo permesso o che ha subito danni in seguito a false etichette psichiatriche, può mettersi in contatto con il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani.
Nel sito italiano, www.ccdu.org , è possibile vedere un video shock: riguardo gli effetti collaterali di alcuni psicofarmaci somministrati a bambini ed adolescenti.
18 luglio 2006
08 luglio 2006
Psichiatria: molte idee, grande confusione
Gli psichiatri ammettono, nonostante impongano le loro “verità” ai poveri cittadini ignari, di non avere affatto le idee chiare riguardo le loro pratiche; lo evidenzia, tra l’altro, l’annuncio del prossimo Congresso nel 2007, della Società Italiana di Psicopatologia, che annuncia: “Il Congresso SOPSI 2007 vuole proporre un momento di riflessione ponendo il problema delle domande ancora senza risposta nella nostra disciplina…Nell’area della non conoscenza rientrano i problemi della farmacoterapia. E’ ignoto il meccanismo di azione dei farmaci a livello molecolare. Non si conoscono le conseguenze a lungo termine nei trattamenti sia a livello cerebrale che a livello somatico….Un’altra area oscura è relativa al futuro della classificazione dei disturbi psichiatrici…” (http://www.sopsi.it/congres/2007/ind.htm).
Ridefinendo i comportamenti umani ed etichettandoli come patologie, ogni cosa può divenire una grave e diffusa malattia, a tre condizioni:
1. che si abbiano i mezzi economici per diffondere sufficientemente tale“verità”.
2. che si possieda un qualche tipo di autorità “scientifica” per imporre il“verbo”.
3. che gli interlocutori siano sufficientemente ignoranti e creduloni.
Il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico del Disturbi Mentali) è ampiamente usato in tutto il mondo per diagnosticare disordini mentali, ed è noto che i diversi disturbi in esso elencati, sono "democraticamente" votati per alzata di mano.
Negli ultimi anni, critici del settore sostengono che l'uso di tale manuale sia assurdo: tramite diagnosi di malattie create ad arte, come la fobia sociale, il disturbo del calcolo, la brutta calligrafia, un problema sul lavoro, un problema scolastico, ecc., si profila un tentativo di ridefinire e ridurre ogni problema della vita ad un disturbo mentale. Ciò stabilisce i presupposti per la successiva vendita di vari psicofarmaci.
L’esagerazione ed esasperazione delle statistiche delle innumerevoli malattie psichiatriche (es.: “La depressione è in costante aumento in tutto il mondo, tanto che nel 2020 potrebbe salire al secondo posto nella classifica delle malattie più diffuse. I dati, elaborati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono stati presentati a Toronto, nel congresso dell'Associazione Americana di Psichiatria. – fonte: 22/5/06 – Swiss Info) più che ad un allarme medico scientifico, sembra seguano una precisa strategia di marketing.
Il professore di medicina di Harvard, Joseph Glenmullen, afferma: “I sintomi di depressione non sono altro che degli stati emozionali soggettivi, perciò la diagnosi è assai vaga”. Glenmullen afferma che le schede di valutazione e di comparazione utilizzate per esaminare le persone rispetto alla depressione sono superficiali e “progettate per calzare alla perfezione con gli effetti degli psicofarmaci, enfatizzando i sintomi fisici della depressione che per lo più rispondono alle cure antidepressive…mentre assegnano un numero al paziente così da apparire scientifici. Quando si esaminano le domande e le scale usate, si scopre che sono completamente soggettive, basate su ciò il paziente riferisce o sulle le impressioni di chi valuta”.
Il 22% degli esperti che lavorarono all’edizione del DSM, hanno ricevuto compensi dalle aziende farmaceutiche, per consulenze, negli anni fra il 1989 e il 2004, mentre il 16% ha lavorato come membro di commissioni di ditte farmaceutiche, attività tipicamente molto più lucrative degli stipendi da ricercatore. (fonte: The New York Times).
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, da anni denuncia gli abusi nel campo della salute mentale: il trattamento farmacologico eccessivo, l’etichettamento, la diagnosi imperfetta, la mancanza di protocolli scientifici…
Le testimonianze di numerose persone in cura psichiatrica da anni, ci dicono che troppo frequentemente non solo non hanno risolto i problemi originari per cui si erano rivolti al medico, ma che spesso ne sono stati pesantemente danneggiati.
Per ulteriori informazioni: www.ccdu.org www.cchr.org
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
e-mail linea.stampa@ccdu.org
Tel. 02.36510685
Ridefinendo i comportamenti umani ed etichettandoli come patologie, ogni cosa può divenire una grave e diffusa malattia, a tre condizioni:
1. che si abbiano i mezzi economici per diffondere sufficientemente tale“verità”.
2. che si possieda un qualche tipo di autorità “scientifica” per imporre il“verbo”.
3. che gli interlocutori siano sufficientemente ignoranti e creduloni.
Il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico del Disturbi Mentali) è ampiamente usato in tutto il mondo per diagnosticare disordini mentali, ed è noto che i diversi disturbi in esso elencati, sono "democraticamente" votati per alzata di mano.
Negli ultimi anni, critici del settore sostengono che l'uso di tale manuale sia assurdo: tramite diagnosi di malattie create ad arte, come la fobia sociale, il disturbo del calcolo, la brutta calligrafia, un problema sul lavoro, un problema scolastico, ecc., si profila un tentativo di ridefinire e ridurre ogni problema della vita ad un disturbo mentale. Ciò stabilisce i presupposti per la successiva vendita di vari psicofarmaci.
L’esagerazione ed esasperazione delle statistiche delle innumerevoli malattie psichiatriche (es.: “La depressione è in costante aumento in tutto il mondo, tanto che nel 2020 potrebbe salire al secondo posto nella classifica delle malattie più diffuse. I dati, elaborati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono stati presentati a Toronto, nel congresso dell'Associazione Americana di Psichiatria. – fonte: 22/5/06 – Swiss Info) più che ad un allarme medico scientifico, sembra seguano una precisa strategia di marketing.
Il professore di medicina di Harvard, Joseph Glenmullen, afferma: “I sintomi di depressione non sono altro che degli stati emozionali soggettivi, perciò la diagnosi è assai vaga”. Glenmullen afferma che le schede di valutazione e di comparazione utilizzate per esaminare le persone rispetto alla depressione sono superficiali e “progettate per calzare alla perfezione con gli effetti degli psicofarmaci, enfatizzando i sintomi fisici della depressione che per lo più rispondono alle cure antidepressive…mentre assegnano un numero al paziente così da apparire scientifici. Quando si esaminano le domande e le scale usate, si scopre che sono completamente soggettive, basate su ciò il paziente riferisce o sulle le impressioni di chi valuta”.
Il 22% degli esperti che lavorarono all’edizione del DSM, hanno ricevuto compensi dalle aziende farmaceutiche, per consulenze, negli anni fra il 1989 e il 2004, mentre il 16% ha lavorato come membro di commissioni di ditte farmaceutiche, attività tipicamente molto più lucrative degli stipendi da ricercatore. (fonte: The New York Times).
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, da anni denuncia gli abusi nel campo della salute mentale: il trattamento farmacologico eccessivo, l’etichettamento, la diagnosi imperfetta, la mancanza di protocolli scientifici…
Le testimonianze di numerose persone in cura psichiatrica da anni, ci dicono che troppo frequentemente non solo non hanno risolto i problemi originari per cui si erano rivolti al medico, ma che spesso ne sono stati pesantemente danneggiati.
Per ulteriori informazioni: www.ccdu.org www.cchr.org
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
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